Su "Il Giorno" di oggi Simona Ballatore firma un'intervista fatta a Erjon Nezha, uno degli operai albanesi rimasto ferito nel rogo alla Eureco che è finalmente tornato a casa dall’ospedale. L’operaio rispondendo alle domande della giornalista dice una serie di cose gravi, in parte note, come ad esempio la mancanza di dotazioni di sicurezza per i lavoratori: niente tute e altri indumenti protettivi, solo una mascherina da due soldi, parla di controlli che avvenivano dopo che l’azienda era stata avvertita, di materiali pericolosi e incompatibili tenuti vicini, ecc. Ma non rivela nulla su ciò che effettivamente si faceva quel pomeriggio alla Eureco. Egli ricostruisce il momento in cui è avvenuto l’incidente e la sua è una testimonianza drammatica, ma purtroppo non dice niente che spieghi l’accaduto, non racconta particolari che ci potrebbero aiutare a capire cosa stavano facendo i lavoratori quando è scoppiato l’incendio. Erjon dice solo che stava su un “ragno”, un mezzo utilizzato per il carico e scarico di materiali sfusi, ma cosa stava scaricando e dove lo metteva non lo specifica, racconta che un suo compagno, Leonard stava invece su un carrello elevatore addetto probabilmente allo scarico e carico di contenitori e che il motore di questo carrello si era guastato surriscaldandosi, e non si riusciva a fermare. Mentre alcuni lavoratori cercavano di fare qualcosa attorno al carrello si è verificato lo scoppio, lui non ha visto da che cosa è stato provocato perché impaurito stava già scappando, e alle sue spalle si è scatenato l’inferno.
L’operaio, come tutti quelli che hanno finora parlato pubblicamente dell’incidente, non ha detto che materiali lui e la sua squadra stavano movimentando con il carrello e con il ragno, e in cosa consisteva l’operazione (spostavano cosa, da dove a dove, e perché?). Insomma Erjon, stando alle sue parole, stava facendo operazioni di cui non sapeva quasi niente, scaricava col ragno del materiale a lui sconosciuto mettendolo in altri contenitori (quali?) per motivi a lui ignoti. Sono questi i materiali che hanno preso fuoco? E cosa ha causato l’incendio? L’operaio albanese non ce lo dice o non lo sa davvero.
Ma il permanere di questo mistero è accettabile a quasi due mesi da un incidente che ha provocato due morti e cinque feriti di cui due ancora gravissimi? Su che sicurezza possono contare i cittadini se questo è tutto quello che si sa di un evento così grave capitato nella nostra città? E che fiducia possono nutrire nelle istituzioni che ci lasciano ancora all’oscuro di tutto?
1 commento:
In rete gira un filmato con alcuni extracomuniteri che manifestano con un cartello a favore dell'onorevole Scilipoti: il filmato mostra che quando si chiede loro chi sia Scilipoti non lo sanno. A parte il fatto che certe cose a indagini in corso è meglio non dirle forse il problema è che quell'operaio troverà più facilmente lavoro se dimostra di non essere troppo "curioso"?
Posta un commento