mercoledì 2 dicembre 2009

L'acqua è nostra, compriamocela

La legge Ronchi manda in soffitta tutte le gestioni pubbliche dell’acqua entro il 31 dicembre 2011 a meno che entro questa data la società che gestisce il servizio non sia per il 40% affidata a privati.
Si mobilitano contro gli effetti di questa legge tutti i partiti dell’opposizione a Roma come a Paderno Dugnano, ma anche la società civile è in movimento su questo tema e sui blog rimbalza la proposta di lanciare in tutta Italia campagne di azionariato popolare per mantenere nelle mani dei cittadini residenti la proprietà delle aziende titolari del ciclo idrico. Sul blog http://blog.libero.it/KudaBlog/8035120.html è stata presa in esame la possibilità di “pubblicizzare” privatizzandola la società Amiacque che gestisce il servizio in provincia di Milano ed anche a Paderno Dugnano.


La società che fornisce acqua a 242 comuni lombardi e che nel 2008 ha avuto un attivo netto di 370.947 euro a fronte di un fatturato di 200milioni, ha un capitale sociale di 23.667.606 di euro e dovrà, secondo la Legge Ronchi privatizzarne il 40%, cioè circa 9 milioni e mezzo di euro. “Basta trovare 100.000 lombardi disposti ad investire 100 euro e diventiamo azionisti della società. Cosa ci vuole?” Basterebbe trovare 414 persone per comune, scrive il blogger, ed è fatta
Purtroppo non bastano 9,5 milioni, perché la quantità di capitale necessaria all'acquisto della quota è maggiore: il capitale sociale consolidato del sistema Amiacque, comprensivo del valore della patrimoniale, infatti, non è di 23.667.606, ma di oltre 327.600.000 di euro. Solo Cap Holding (società del gruppo) ha un capitale sociale di 234.135.220 azioni del valore nominale di 1 euro per complessivi 234.135.220 euro. Inoltre secondo la legge non è sufficiente avere il capitale, in questo caso ci vorrebbero almeno100 milioni; il socio privato deve essere selezionato mediante gara pubblica a livello europeo. Pertanto anche se si riuscisse a mettere in piedi una società alla svelta (un fondo) sarebbe una gara dura vincere contro le multinazionali dell'acqua che si chiamano Coca Cola, Nestlè, ecc.
Ciò nonostante l’idea dell’azionariato popolare potrebbe avere un grande successo. 100 milioni per i potenziali azionisti di Amiacque (che serve 2,3 milioni di utenti) non sono una cifra tremenda: 1.000 euro per 100mila cittadini non è un’ipotesi fantasiosa.Tanto più che un investimento del genere potrebbe rendere al cittadino azionista senz’altro più dei Bot.

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