mercoledì 2 dicembre 2009

Generazione democratica

“Nilde Iotti offrì un esempio di imparzialità e di equilibrio che le valse il riconoscimento e la stima di tutte le parti politiche. Non rinunciava, però, alle sue idee". E ancora, sempre riferendosi alla Iotti, Gianfranco Fini, torna implicitamente sul clima di scontro nella maggioranza. "Il suo insegnamento umano, morale e civile deve continuare ad ispirare l'impegno di tutti noi per affermare sempre con coerenza la cultura della democrazia e per mantenere costantemente elevato e al tempo stesso sobrio il tono della vita politica e istituzionale del nostro Paese".
Il tempo è galantuomo dicevano i vecchi e avevano ragione. Chi l’avrebbe mai detto, infatti, che un giorno avremmo ascoltato e applaudito un leader storico della destra ex fascista italiana dire queste cose della compagna di Palmiro Togliatti? E soprattutto dire, anche se “fuori onda” quelle cose di Berlusconi cofondatore con lui del PdL?
La destra italiana, è in stato confusionale. La colpa è sempre del suo “padrone”, quell’imprenditore che partito palazzinaro negli anni ’60 con capitali ancora oggi oscuri, negli anni 90 “volle farsi re” occupando il vuoto politico causato dal suicidio dei principali partiti della prima repubblica.
Fini è coerente, non solo con quello che ha sempre detto negli ultimi anni, ma con la parabola della sua intera vita politica che, masticando e assimilando quotidianamente democrazia parlamentare, l’ha portato dalla milizia nella Giovane Italia degli anni 60 a ricoprire la terza carica dello Stato. Uno Stato che oggi difende dal disperato attacco alle istituzioni portato dall’uomo di Arcore, disposto a sfasciarlo pur di non farsi giudicare e condannare per le sue azioni.
Io e Fini facciamo parte della stessa generazione di giovani che 40 anni fa ha ricevuto in dote prima il dopoguerra e poi il dopoguerra fredda. Le nostre strade sono state sempre divise e antagoniste, ma a un certo punto si sono scoperte parallele. Si sono incrociate solo una volta. L’occasione è stato il film “Berretti Verdi”, un brutto film di propaganda della “sporca” guerra americana in Vietnam interpretato e diretto dal grande John Wayne. Era l’autunno del 68 quando uscì in Italia e i giovani della sinistra picchettarono i cinema per impedire agli spettatori di andare a vederlo. Io allora non avevo ancora delle idee precise, ma la cosa non mi piacque e con altri amici sfondai il picchetto ed entrai in sala. Fini, in un’intervista, raccontò lo stesso episodio, ma lui a Bologna (picchetti più robusti) non riuscì ad entrare. Risultato: per non averlo visto quel film lui diventò di destra, io invece, proprio perché lo avevo visto, diventai di sinistra.
Oggi le nostre storie politiche si incontrano di nuovo, ma qualcosa mi dice che probabilmente a 40 anni  di distanza, abbiamo più cose in comune di quelle che ancora ci dividono.

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