"Esigenze cautelari affievolite"
per il vice direttore dell’ufficio postale di Paderno.
Tradotto, Walter La Coce(accusato insieme al direttore Vincenzo
Bosco di concorso nell’esercizio abusivo dell’attività
finanziaria e corruzione) da sabato non è più agli arresti
domiciliari.Resta l’obbligo di dimora per evitare
che inquinino le prove. L’ha deciso il Riesame, che ha accolto
l’istanza presentata dall’avvocato. Le indagini, i confronti
incrociati, i rilievi degli inquirenti, però, vanno avanti. Sono
da approfondire il legame tra le attività della banca delle cosche,
sgominata a Seveso ai primi di marzo nell’operazione Tibet
(quaranta persone coinvolte, in carcere o ai domiciliari)e le
operazioni finanziare autorizzate tra ottobre 2011 e maggio 2013 dai
due dirigenti di Poste Italiane, che sono anche stati sospesi
dal servizio.
E' quanto scrive oggi il Giorno dando la notizia della rimessa in libertà del dirigente delle Poste padernesi. Nell'articolo si ricorda che secondo i magistrati inquirenti egli avrebbe ricevuto in cambio della sua "collaborazione" con la 'ndrina calabro-brianzola una somma di 400 euro e un lavoro edile gratuito da una delle aziende collegate al clan. La Coce nega tutto e afferma di poter provare che le cose non stanno così, lamenta di essere stato descritto come "un banchiere della 'ndrangheta", un'accusa che gli avrebbe sconvolto la vita.
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