Non sono un fan di Papa Francesco. La sua presenza esagerata e ridondante su tutti i media mi infastidisce, soprattutto perché mi provoca la insopportabile delusione che segue la divaricazione puntuale tra le sue parole e i fatti.
Lui va da qualche parte a dire "basta" a qualcosa o qualcuno davanti alle telecamere, usando parole dure e ultimative che piombano dal video sulle nostre tavole domenicali, e pochi giorni dopo la realtà si incarica di ridicolizzare il suo "basta" riducendo l'anatema papale a una parola vuota gettata al vento.
Francesco, insomma, parla a vuoto, nel vuoto, è il caso di dire nel deserto, e anche quando parla alla "sua" Chiesa ottiene risposte desolanti che smentiscono la sua autorità e lo qualificano come un pastore senza gregge. L'ultimo esempio a riprova di quanto sto scrivendo (con dolore credetemi) è quello che è avvenuto domenica scorsa a Oppido Mamertina, capitale della 'ndrangheta della piana di Gioia Tauro.
Il Papa due settimane fa, il 21 giugno, era andato a Sibari e lì, davanti a 250mila persone, aveva lanciato un solenne anatema contro la 'ndrangheta affermando "La Chiesa deve dire no alla 'ndrangheta, i mafiosi sono scomunicati". Parole chiare e inequivocabili, ma evidentemente una parte della Chiesa calabrese, quella maggioritaria che convive da sempre senza problemi con la 'ndrangheta, quella per intenderci che la va a benedire ed omaggiare durante le feste patronali e nei suoi santuari, come quello della Madonna dei Polsi, non le ha ascoltate o meglio ha ritenuto di non ascoltarle.
Una scomunica è una cosa seria, almeno così credevo io fino a ieri quando tutti i telegiornali hanno trasmesso le immagini della processione della Madonna delle Grazie di Tresilico a Oppido Mamertina che sacerdoti (e amministratori locali) in testa, si è fermata davanti alla casa di un boss per omaggiarlo con un "inchino". La Madonna si è inchinata, come è sempre avvenuto, davanti a un capo della 'ndrangheta al quale la Chiesa locale non dice mai di "no".
Quello che mi ha più depresso è stata la reazione tiepida della Chiesa e dei cattolici in generale. Famiglia Cristiana sul suo sito internet si è limitata a definire "sconcertante l'episodio", mentre il Vescovo della diocesi di Oppido ha promesso che "prenderemo provvedimenti". Francesco tace, come ha taciuto tutte le volte che questo penoso confronto con i fatti si è verificato.
Che dire? Se questa è tutta la lotta alla 'ndrangheta che il Papa, la massima autorità morale dei cattolici, può fare, mettiamoci pure l'animo in pace che niente in Calabria e in Italia cambierà.
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lunedì 7 luglio 2014
Papa Francesco: le parole e i fatti
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sabato 5 luglio 2014
Rho-Monza:dalle parole all'azione. "No pasaran"

Giovanna
La lettera che ci ha inviato Giovanna Baracchi,
candidata di Sinistra per Paderno Dugnano - Bene Comune, riassume ed esprime esattamente i
miei pensieri sulla vicenda Rho-Monza. "E' finito il tempo delle
parole, i cittadini esigono azioni".
E' tempo, sottolinea Giovanna, che
l'opposizione si muova diversamente. Al posto di chiedere tavoli e
assemblee, tanto rituali quanto inutili, con il sindaco e una maggioranza
sostanzialmente doppiogiochista (lo dimostra l'ultima mossa di Alparone che si sfila dall'impegno istituzionale in prima persona per
lasciarlo all'assessore "tecnico" Tonello), tutta l'opposizione in Consiglio
Comunale e fuori deve scendere coscientemente e convintamente sul terreno della lotta.
Tutta l'opposizione politica e sociale
alla Rho-Monza a cielo aperto deve cominciare a fare qualcosa di più
incisivo che faccia capire a Regione Lombardia, Governo Renzi, Serravalle,
Expo, e anche alla nostra nuova giunta di destra, che a Paderno
Dugnano i progetti autostradali devastanti e insostenibili fatti sulla pelle della gente "no pasaran".
Il presidio di tende e bandiere della
collinetta deve scendere al piano e occupare la piazza del Palazzo
Lombardia, portando sotto le finestre di Maroni la voce dei
padernesi, una tenda va piantata anche davanti al Comune di Paderno
perché la lotta alla Rho-Monza "mostro" è importante per
noi almeno quanto la liberazione dei due Marò, i consiglieri
dell'opposizione devono guidare i cittadini all'occupazione pacifica
e simbolica dei cantieri per far capire a Serravalle che non li
lasceremo lavorare in pace. Insomma la parola d'ordine "O si
interra o sarà guerra" deve cominciare a diventare realtà. Ho
sentito in questi anni più volte con le mie orecchie l'on. Ezio
Casati, affermare che nel caso il governo e la Regione si fossero rifiutati di ascoltare la voce dei padernesi egli sarebbe stato il
primo ad occupare i cantieri. Ebbene è venuto il momento per tutti di far
seguire alle parole i fatti. Noi cittadini siamo pronti e dicendo
questo credo di interpretare un sentimento comune. I consiglieri di opposizione,
Caniato, Scorta, Caputo, Maestri, Marelli, Coloretti, Giuranna,
Abbati, Cezza, sono pronti?
"No pasaran", in italiano non
passeranno,è uno slogan di propaganda usato per indicare
l'intenzione di difendere a ogni costo una posizione dal nemico. La frase fu dapprima proferita in
francese dal generale Robert Nivelle durante la battaglia
di Verdun della Prima guerra mondiale. In seguito apparirà
su svariati poster di propaganda, dopo
la seconda battaglia della Marna, e sui distintivi dei soldati che
combatterono sulla Linea Maginot. La sua versione in lingua
spagnola, più popolare dell'originaria francese, risale invece a un
messaggio di Dolores Ibárruri (la Pasionaria) ai soldati al
fronte, durante la guerra civile spagnola, in cui riprese la
celebre frase per incitarli a combattere contro le truppe del
generale Franco. Da allora è stata adottata come slogan
politico della lotta contro il fascismo.
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domenica 11 maggio 2014
Un discorso ispirato
Ieri ho voluto esserci anch'io in piazza ad ascoltare Nichi Vendola. Non l'avevo mai visto né ascoltato di persona a mi ha fatto molto piacere conoscerlo e scoprire qual è la dote naturale che ne ha fatto un protagonista della politica del nostro tempo.
Nichi è un grande ispiratore, lo ascolti e le sue parole trovano dentro di te un eco potente che libera quelle parole che anche tu vorresti dire e ti spinge a dirle. Prova ne sia che dopo il suo discorso qualcuno mi ha chiamato sul palco a parlare ed io che non mi ero preparato niente mi sono ritrovato improvvisamente pieno di parole da dire.
Il discorso è stato breve e mi è costato molta fatica perché la malattia mi provoca un continuo dolore che riesco a controllare con i farmaci, ma soprattutto con le mie energie. Tornato a casa ho preso due pillole e mi sono addormentato di botto.
Oggi non mi ricordo con certezza quello che ho detto, ma mia figlia che ha assistito ha definito il mio discorso "ispirato". Ed è stato davvero così, le parole che ho gridato dal palco erano sicuramente ispirate. Grazie Nichi.
(le foto di questi ultimi post sono di Umberto Zilioli)
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