Proviamo a fare un bilancio politico
e amministrativo di quanto ci ha lasciato di più significativo il
2012 per Paderno Dugnano?
Volentieri. Si era
partiti con un consiglio comunale aperto dedicato al lavoro nel
nostro territorio, con una specifica ricerca in merito a crisi e
opportunità, ma, come abbiamo più volte sottolineato
dall’opposizione, alle parole non sono seguiti fatti significativi.
Ora, un’amministrazione da sola non risolve il problema
occupazionale, ma almeno prova a mettere in campo qualche strategia
usando gli strumenti che ha. Nello specifico due: il bilancio,
guardando a pesare meno in termini di tasse e tariffe per chi è
investito da una crisi lavorativa e mettendo a disposizione una quota
di contributi che aiutino le famiglie a far fronte all’emergenza
salariale (quel poco che c’è lo si deve al centrosinistra, per
inciso), e il Piano del Governo del Territorio, difendendo le aree
produttive e impedendone la trasformazione in residenziale. Tutto
questo non solo non si è visto nel Bilancio, ma nel Piano di Governo
del Territorio addirittura ci sono scelte che vanno in direzione
contraria. Ecco perché ora non si deve più parlare, ma agire
tenendo presente che la crisi lavorativa ha aperto, come ha detto il
Presidente Napolitano, una “questione sociale”. Per questo spero
che il PD con il centrosinistra vinca le elezioni: c’è bisogno di
ridare coerenza a una politica che sia davvero di “equità e
sviluppo”. In Italia subito, a Paderno al più presto, dove finora
si è fatto poco o niente.
Altro tema la
sicurezza, con la bomba scoppiata davanti al comando di vigilanza.
Avete capito cosa è successo davvero?
Ad un anno di distanza,
nessuno sa niente. Noi torneremo a chiedere che si renda pubblico ciò
che si è raccolto in merito, per capire una volta per tutte se
fossero avventate le prime dichiarazioni – una intimidazione
criminale - oppure cosa altro può aver indotto un’azione simile,
che certo non è usuale dalle nostre parti. C’è stata troppa
schizofrenia nei comportamenti: si è passati dalla fiaccolata
cittadina al silenzio. Come capigruppo, abbiamo fatto visita al
comando e scambiato qualche valutazione col comandante, il tutto
condizionato dal segreto d’indagine su cui lavorano altre forze
dell’ordine. Ma, ripeto, ad un anno di distanza abbiamo tutti il
diritto di sapere, di avere un quadro conoscitivo che ci dia la
dimensione reale di quanto è successo. Sarà presto oggetto di una
nostra interrogazione consiliare, come lo è stata anche la gestione
del centro “Falcone Borsellino”.
Perché avete
sollevato ancora una volta questa questione? Non si era conclusa con
la relazione della commissione speciale?
Il punto è che le
conclusioni della commissione restano disattese, anzi di più. A
parte aver affidato il centro in maniera diretta da parte
dell’amministrazione ad una associazione, quando invece si potrebbe
finalmente tornare all’elezione diretta dei suoi rappresentanti
come succede negli altri centri, al Falcone Borsellino la gestione
ordinaria è la stessa di prima. Allora, delle due l’una: o la
commissione è stata una grande perdita di tempo, oppure ciò che
destava scandalo prima ora è normalità solo perché si è
sostituito il gestore. E qui si sprecano le figure di coloro che
siedono contemporaneamente in consiglio comunale dalla sponda della
maggioranza e poi occupano il centro come membri della stessa
associazione che gestisce il “Falcone Borsellino”. Noi almeno,
quando abbiamo avuto questo problema, abbiamo indotto il nostro
consigliere a fare una scelta e quindi a dimettersi dal consiglio –
e tutto ciò prima di qualsiasi notizia in merito alla famosa cena di
mafia, che resta una ferita a cui non si è mai data una vera
risposta a livello politico e amministrativo tale da ridare dignità
al centro e alla città intera. Si è preferito occupare uno spazio,
con in testa il capogruppo della Lega la cui figlia poi siede in
giunta. Se è normale tutto questo…Noi crediamo di no e voglio aggiungere che l’emergenza mafiosa sul nord Milano e sulla Brianza è tutt’altro che chiusa, malgrado il colpo inferto alle ‘ndrine da parte dello Stato. Altri enti si sono organizzati intorno a politiche della legalità che coinvolgono a più livello il loro territorio, collegandosi tra loro e promuovendo buone pratiche amministrative tali da ridurre la possibilità di infiltrazioni mafiose nelle attività istituzionali ed economiche delle proprie città. Attraverso osservatori e strumenti appositi di controllo degli appalti pubblici e reti di difesa del cittadino, in primo luogo per chi opera nella piccola e media impresa commerciale e artigianale. Qui si è fatta solo tanta retorica : per questo noi continuiamo a chiedere che si “alzi il livello” della conoscenza e dell’azione in funzione antimafia, coinvolgendo tutti quelli che ci stanno e producendo azioni concrete che diano il segnale di un’attenzione della pubblica amministrazione cittadina di contrasto al fenomeno. Noi su questo non ci sentiamo in opposizione all’amministrazione, anzi: solo che da parte loro serve più coraggio, e finora non lo hanno dimostrato. Bollate, nello stesso processo Infinito, è parte civile e ottiene un indennizzo anche economico. Paderno Dugnano, invece, che avrebbe tutte le ragioni per ben figurare, sembra mettere la sordina e si defila. Perché? Noi sono mesi che chiediamo un’azione pubblica che rimetta in moto le forze politiche e la società civile padernese impegnate a contrastare ogni forma di mafia e legalità. Però nulla accade.
Ma in giunta non siede
più la tua rivale diretta, l’assessore al bilancio Ruzzon. Come si
è arrivati veramente alle sue dimissioni, secondo te?
Ruzzon aveva già
cominciato male il 2012, con il bilancio di previsione approvato a
marzo – dopo un primo presentato, quasi emendato dal sindaco,
ritirato, riscritto a fatica – e con una protesta montante nella
città per gli aumenti delle rette – in particolare, la mensa
scolastica, ma non solo – a cui si rispondeva con il ritornello
“adeguamento Istat” che penso abbia solo irritato le persone,
perché non spiegava nulla ed era ben più dell’indice programmato
d’inflazione. Nel bilancio si esaltava l’applicazione al minimo
dell’IMU e il non aumento dell’IRPEF, e ciò era sufficiente per
far dire a questa giunta: non abbiamo aumentato le tasse. Peccato che
dalla Tarsu (e quest’anno ne vedremo delle belle) ai costi dei
servizi individuali, tutto è aumentato senza che la città abbia
registrato un miglioramento in qualche campo. Hanno respinto tutti i
nostri emendamenti, poi si è visto nel corso dell’anno e con
diverse variazioni che noi avevamo visto giusto, anche sulle entrate
che spesso risultano ben più contratte di quanto potrebbero essere,
pur tenendo conto di elementi prudenziali. E questo da una parte
frena qualsiasi tentativo di “spesa innovativa e qualitativa” a
beneficio della città, mentre serve per mantenere lo status quo a
“palazzo”, dove le tensioni scoppiate quest’anno sono state
molteplici e continuate. E a coprire le “magagne” di una gara,
quella del gas, che ha indotto a ben due ricorsi e che intanto ci ha
impedito di registrare notevoli entrate. Sperando di aver ragione,
perché altrimenti se così non fosse, allora sì che devono andare a
casa in parecchi, e non solo gli amministratori.
Ma la Ruzzon pare si
sia dimessa soprattutto per motivi “politici”, stando alle sue
dichiarazioni in consiglio.
Io i veri motivi non li
ho mai capiti. Guardiamo i fatti: le dimissioni arrivano a settembre
in coda alla relazione sullo stato di avanzamento dei programmi
amministrativi. Relazione che dà elementi pesanti su cui riflettere:
dal patto di stabilità (siamo dentro ma rischiamo di uscirne)
all’immobilismo delle spese per investimento, alla carenza di una
visione strategica sul futuro della città sia in termini di
programmi sia in termini di risorse. Ricordi: “quando il gioco si
fa duro, i duri cominciano a giocare”? Qui assistiamo al contrario:
la “dura” Ruzzon coglie la palla al balzo e passa il cerino, per
non bruciarsi. Si dimette dal consiglio e polemicamente dal PdL, dove
pare non avesse avuto garanzia di “visibilità” in vista di altre
scadenze elettorali ormai alle porte (politiche, ma anche regionali
che tutti ormai danno per scontate). Quindi, si riposiziona, io non
so dove e poco mi interessa visto che non è certo nel PD che si
accasa: resta il fatto che si è mancato in serietà e senso di
responsabilità. E, se proprio si fosse voluto fare battaglia
politica, come annunciato anche in consiglio, allora si doveva tenere
un comportamento differente. Ma a tutti questi interessa veramente
Paderno Dugnano?
E dopo l’estate
parte la discussione sul PgT che finisce con l’adozione in
consiglio comunale e l’uscita – questa volta solo dal consiglio –
del capogruppo Rimoldi, in aperta polemica col sindaco.
Mettici anche che
respingono i nostri emendamenti e votano l’adozione in 16 contati
sui 19 voti a disposizione. Mettici pure che poco prima, sulla
liquidazione di Energie Locali – operazione priva di qualsiasi
strategia che ha poggiato unicamente sulla presunta riduzione di
costi, poi vedremo come finirà - la maggioranza in un primo momento
non ha saputo garantire il numero legale in consiglio. Certo, sul PgT
io ho riconosciuto un punto a loro favore : pur a denti stretti è
stato adottato, anche se persino chi lo stava votando dichiarava
pubblicamente la convinzione che ancora tanto c’era da rivedere (il
capogruppo della lista civica Di Maio). Noi abbiamo rilanciato la
sfida dentro la città : ora ha inizio il secondo tempo della
partita, con le osservazioni che tutti possono presentare al Piano
del Governo del Territorio adottato. L’invito che facciamo ai
cittadini è di seguirci e di lavorare insieme per correggere il più
possibile uno strumento che a noi pare fortemente inadeguato rispetto
ai veri bisogni della città e fin troppo carico di “volumetrie
aeree”, “nuvole” di cubature sparse sull’intero territorio
cittadino che rischiano di cadere a vantaggio di chi possiede e opera
intorno alla rendita fondiaria. Proprio quello che abbiamo sempre
osteggiato, mentre qualcuno che ora è in maggioranza e ha piena
responsabilità rispetto al governo del territorio – la Lega –
sembra digerire senza battere ciglio. Anche qui, dov’è la
coerenza? La crescita insediativa a Paderno negli anni del
centrosinistra è stata contenuta, poco più di duemila abitanti in
dieci anni, e il consumo del territorio è stato tale da garantire
uno standard di verde per abitante quasi due volte superiore a quello
previsto per legge. Parametri che ora subirebbero un drastico
cambiamento in negativo, non cogliendo nemmeno quelle possibilità
che la crisi offre nel razionalizzare nuove costruzioni e nel
recuperare e riqualificare vecchi edifici. Per questo, giudichiamo
inadeguato e di impatto fortemente negativo il PgT in corso d’opera.
Non credo che le motivazioni di Rimoldi fossero le stesse nostre, ma
su una cosa il consigliere PdL va ringraziato: ha cercato di ridare
centralità al consiglio comunale e ad aprire la discussione su un
punto fondamentale della città a tutte le forze politiche. Il che
gli fa onore.
Bilancio fortemente
negativo quindi. Ma a Paderno Dugnano c’è un’alternativa
credibile ad Alparone?
Sì e sì. Il bilancio di
questa amministrazione, al di là della forma, è negativo – e quel
che è peggio è la mancanza di una strategia politica chiara che ci
porti alla scadenza amministrativa in sicurezza. L’eredità del
centrosinistra a Paderno Dugnano è stata tale che chi ha governato
dopo ha potuto godere di nuove opere pubbliche (dall’asilo appena
inaugurato al complesso della Biblioteca Tilane), di un contenimento
della spesa per il personale che non ne aveva però minato la qualità
professionale e di un sistema finanziario di tenuta dei conti
pubblici su tutto il triennio successivo al 2009. Oggi la situazione
è presto detta : completo immobilismo sul piano delle opere e dei
lavori pubblici (a che punto siamo con la sistemazione di Corte
Stiria, visto che ci si preoccupa di comprare gli arredi per i nuovi
uffici?), l’organizzazione del personale interno ha suscitato
proteste di vario genere tra chi lavora e non ha certo favorito la
qualità mentre la spesa si porta dietro scelte al limite della
decenza (abbiamo nominato un dirigente per decisione politica della
Lega) e la tenuta finanziaria dell’Ente è allo stremo, per aver
navigato a vista accontentandosi di stare a galla con l’abbattimento
dei mutui. Abbattimento e non riduzione: con il risultato che ci
siamo liberati di “investimenti” e non di “sprechi”, che
semmai ci siano vanno cercati in primo luogo sulla spesa corrente. Il
Sindaco ha spesso confuso il concetto di “mutuo”, parlando
esclusivamente di debito, senza distinguere tra investimento utile
oppure no. Il risultato è quello che si vede: una città ferma, ma
con due assessori che si occupano di territorio, con due dirigenti
che nominano altre posizioni organizzative (e per fare il PgT
paghiamo uno studio esterno). Se il Sindaco cercava gli sprechi,
bastava guardasse a cosa aveva combinato insieme alla sua troppo
pingue giunta, sia per numero che per costi (stipendi pieni senza
nessuna presenza in comune per tempi prolungati – è anche da
questi comportamenti che cresce il sentimento di “antiipolitica”,
no?). Senza dimenticare il reiterato incarico a chi si occupa di
trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà,
quando ormai è chiaro che la posizione dell’amministrazione è
frutto solo di un ragionamento finanziario, “fare cassa” il più
possibile. Ragionamento fallimentare perché i cittadini si sono
costituiti in comitato e il comitato sta lavorando molto bene non
solo a contrastare la posizione degli amministratori, ma anche a
fornire proposte d’interesse per loro e per la città stessa, visto
che i soldi che lì si recuperano dovrebbero avere una destinazione
sociale sul fronte della casa, che però a Paderno non si è affatto
verificata. Caraterramia è un esempio a cui guardare per creare dal
basso forme di partecipazione nella città.
Quindi, c’è
un’alternativa?
Certo che c’è.
Intanto, è il Partito Democratico. Nel suo gruppo consiliare come
nel suo direttivo politico. A livello cittadino ma anche a livello
nazionale, regionale e provinciale. Mai come adesso, dopo un mese di
selezione prima del nostro leader di governo (Bersani) poi del nostro
candidato alla Regione (Ambrosoli) poi dei candidati al Parlamento
(auguro ad Ezio Casati di essere eletto per collaborare insieme con
l’obiettivo di rilanciare Paderno Dugnano dentro l’area
metropolitana milanese, sviluppando crescita qualitativa e
occupazionale dei nostri territori), il PD è forte. Non nei
sondaggi, verso cui nutro sempre una precauzionale diffidenza: io lo
sento tra le persone vicine, tra chi milita e chi ci sostiene, tra
gli elettori delle primarie e chi si sta attivando per le campagne
elettorali, C’è un clima di fiducia, intorno all’unica forza
politica che è ancora degna di questo nome, sia per la sua
dimensione organizzativa che per il suo appeal elettorale. Abbiamo
rinnovato alla grande la nostra classe dirigente, e non per
“giovanilismo” ma perché è cresciuta in questi anni una classe
politica ricca di saperi e di conoscenze che non si è dispersa
nemmeno di fronte alla sconfitta politica e amministrativa del
biennio 2008-2009, quello che sanciva la più grande vittoria
berlusconiana del centrodestra alla guida del Paese. Sembra lontano
un secolo, eppure è passata a malapena una legislatura, travagliata
e che ha rischiato di rimanere senza guida. Vedete delle analogie con
Paderno Dugnano? Io sì. Per questo confido in una vittoria del
centrosinistra a più livelli, non solo per la cifra elettorale che
può rappresentare, ma per un cambio di strategia politica, di
visione della società, umana e culturale, di cui c’è fortemente
bisogno se vogliamo rilanciare l’idea di un paese-comunità il cui
interesse riguarda sempre più da vicino la “cosa pubblica”
perché cosa di tutti e quindi patrimonio di ognuno. Ritornare a
pensare la politica come un’occasione di crescita sociale e non di
arrivismo individuale o di interessi particolari. Con queste
premesse, si può cercare di contrastare la crisi, aprire altre
opportunità di crescita e rendere più equo il peso di un disavanzo
pubblico frutto di una cattiva gestione dei conti a cui hanno
partecipato in molti, ma su cui si sono distinti soprattutto le
consorterie del pentapartito anni Ottanta e del berlusconismo
leghista del decennio ultimo passato. Basta, è ora di cambiare aria
e di non lasciare alle banche il compito che spetta alla politica. Le
banche che offrivano operazioni coi “derivati” alla pubblica
amministrazione e che hanno causato, complici politici senza scrupoli
e funzionari senza qualità, il dissesto finanziario di numerosi
enti. A Paderno, per fortuna, le lusinghe a lasciare debiti più
pesanti a quelli dopo di noi li abbiamo respinti al mittente quando
abbiamo governato, segnando anche un limite chiaro a chi è venuto
dopo. Lo vedi che un’alternativa a questa giunta c’è?
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