martedì 27 novembre 2012

Bersani ha vinto, ma gli elettori di Renzi sono fuori o dentro il PD?


Finalmente i dati nazionali delle primarie del centrosinistra sono definitivi: Bersani si aggiudica il 45% dei suffragi, Renzi il 35%, Vendola il 15%. Puppato il 2,5% e Tabacci l’1,5%.
In termini assoluti, significa che su 3.107.000 di votanti, Bersani è stato scelto da 1.393.900 e Renzi da 1.103.700. Il sindaco di Firenze ha vinto il confronto in tre regioni, con un grande successo in Toscana (le altre sono Umbria e Marche). Bersani ha tenuto in Piemonte, è rimasto nella media nazionale in Lombardia, e sbancato da Roma in giù, con percentuali altissime.
E' possibile a questo punto fare qualche analisi del voto in vista del ballottaggio di domenica prossima. Togliendo i voti degli altri candidati (ammesso che nessuno dei loro sostenitori dovesse recarsi alle urne), si riparte da circa 56 a 44%, ma ovviamente questo non è automatico e la sfida resta tutta aperta.
La lettura dei numeri offre diversi spunti di riflessione. Se si confronta il risultato della sfida Bersani-Renzi del 2012 a quella Bersani-Franceschini del 2009 si registra che, a livello nazionale, il segretario ha preso molti più voti: 1,623,239 contro 1,387,465, mentre Renzi con 1,099,612 voti ha sostanzialmente mantenuto quelli di Franceschini (1,045,123). Il terzo sfidante del 2009, il senatore Marino, ne aveva totalizzati 380,904 contro i 605,028 ottenuti da Puppato, Vendola e Tabacci.
A fronte di questo risulta evidente che la strategia di Renzi, tesa a mobilitare elettori esterni al perimetro classico del centro sinistra in realtà è fallita, nonostante tutte le previsioni e le affermazioni dei politologi della grande stampa che ha sempre appoggiato sostanzialmente il "rottamatore". A votare domenica è andato alla fine solo il "popolo" del centro sinistra. La destra e i suoi elettori sono rimasti a guardare e Renzi ha perso perché non ha di fatto spostato gli equilibri politici nazionali catturando nuovi voti, né quelli interni del centro sinistra e nemmeno quelli del PD.
Questo è ciò che appare, ma Renzi non è Franceschini e la sua affermazione (che non ha avuto il sostegno dell'area ex popolare che faceva riferimento a Franceschini) basata sullo slogan martellante, "noi il nuovo, loro il vecchio", pone qualche domanda cruciale. 
La prima è: gli elettori del PD che hanno scelto Renzi sono elettori che guardano dentro oppure fuori l'attuale Partito Democratico? La seconda è: se dovesse perdere la sfida di domenica prossima, Matteo Renzi, parteciperà nel 2013 al Congresso del PD per organizzare all'interno del partito una nuova area politica e porre la sua candidatura a guidarlo, oppure no? Insomma Renzi, come i suoi elettori, vede il suo futuro dentro o fuori il PD?

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