Il rapporto dei cittadini con il Pronto Soccorso degli ospedali è un fronte mobile sul quale si confrontano e spesso si scontrano pazienti e medici. Non a caso è il soggetto preferito di molta televisione popolare. Ci ripensavo stamane andando a Niguarda a ritirate l'esame istologico di una cisti di grandi dimensioni (9 centimetri) estratta dall'addome di mia figlia due mesi fa. Quando l'avevamo portata la prima volta al pronto soccorso del San Carlo nessuno l'aveva vista e riconosciuta nell'ecografia nonostante le sue dimensioni e, nonostante i sintomi (dolori forti e vomito biliare) che la ragazza presentava il medico non aveva ritenuto di chiamare il chirurgo diagnosticando solo una "gastroenterite virale" e l'avevano rimandata a casa. Due settimane dopo persistendo i sintomi ci siamo decisi a portarla a Niguarda dove dopo quattro ore di attesa e un esame ecografico ancora negativo il medico di guardia alle due di notte aveva chiamato il chirurgo. Per nostra fortuna si trattava di una professionista anziana ed esperta (subito da noi soprannominata Frau Blucher), molto decisa e sicura di sè, che senza esitare la mandò in sala operatoria dove trovarono l'alieno (per fortuna benigno anche se devastante: mia figlia ha perduto un'ovaia) e lo tolsero di mezzo con una lunga operazione. Un episodio di malasanità? No, era una diagnosi difficile, anche se non impossibile. Il giovane medico del San Carlo era poco esperto e forse non aveva mai visto in vita sua una cisti dermoide e l'ecografia non è una scienza esatta.
E' un fatto inoltre che buona parte delle persone che si presentano al Pronto Soccorso lo fanno spesso senza averne davvero bisogno, ingolfando e inceppando un servizio importante per futili motivi. Succede tutti i giorni, proprio al San Carlo, dove io ho visto e sentito una signora che chiedeva l'intervento del medico per una piccola vescica ad un piede, rimandata a casa con un cerotto. Va bene il servizio universalistico, ma io le avrei fatto pagare un tiket di 50 euro come minimo.
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