"Siamo dello stesso sangue voi ed io" era la parola maestra che ti faceva riconoscere tra i "compagni" della jungla anche se apparivi diverso, come il cucciolo d'uomo Mowgli, dai lupi o dai pitoni, dalle pantere o dagli orsi, perché era tra loro e con loro che cacciavi, mangiavi, vivevi e morivi. E io sono dello stesso sangue vostro perché da compagno ho diviso e divido lo stesso vostro pane, alla mensa proletaria di chi, quando perde il lavoro, perde tutto: identità, dignità, socialità, libertà.
Ho letto con pena e dolore i commenti meschini e impauriti di chi continua a offendervi; perché vorrebbe non sentirsi coinvolto (ma non è assolto), perché avete osato chiedere a chi dovrebbe farlo, di difendere insieme a voi quello che siete. Di fronte a questa ennesima ingiuria mi sono chiesto: cosa posso fare io?
L'unica cosa che posso fare è raccontare la vostra storia su tutti i mezzi che riesco a raggiungere: l'ho già fatto pubblicandola sul sito del giornale di Confindustria, l'ho rifatto stamattina scrivendo a un amico, Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera, segnalando il vostro blog e quello della Metalli Preziosi, invitandolo a leggere le vostre storie "messaggi di naufraghi sommersi nella crisi, affidati alle bottiglie virtuali dei blog nell'oceano di internet", gli ho scritto. L'ho proposto nel pomeriggio a un altro amico caporedattore di un quotidiano di trovare spazio per raccontare le storie che ci sono sui vostri blog; ma per lui è difficile, perché dovrebbe parlare anche del blog dei precari licenziati dal suo giornale.
Non mi arrendo. Domani cercherò di fare di più. Chiederò a Fiano, a Fassino, a Casati, che sono venuti da voi a fare una "passerella" un mese fa, che cosa hanno fatto e intendono fare per aiutarvi a rimanere operai Lares. Anche loro non possono "sentirsi assolti perché sono lo stesso coinvolti".
Io sono sinceramente vicino ai lavoratori che hanno perso il posto di lavoro ma se ormai quell'azienda non esiste più (perchè è fallita,perchè non è più neanche proprietaria dei muri e degli impianti, perchè nessuno la vuole comprare) quali sono le soluzioni reali? Insieme ai proclami di solidarietà (che servono a non dimenticare il problema) non si potrebbe però seriamente cominciare a pensare a come ricollocare i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro?
RispondiEliminaGrazie per il suo interessamento, ci fa piacere che lei possa capire e condividere i nostri problemi e il nostro stato d'animo. Cogliamo l'occasione per ringraziare anche tutte quelle persone che ci hanno aiutato concretamente e disinteressatamente, indipendentemente da qualsiasi colore politico e dei quali rispettiamo la volontà di rimanere anonimi.
RispondiEliminaRingraziamo anche chiunque voglia darci un cenno di solidarietà, magari semplicemente passando dal presidio a scambiare due chiacchiere.
Non lasciateci soli.
I lavoratori della Lares